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La prevenzione per il ritardo di linguaggio in bambini di età inferiore ai 36 mesi: un aiuto dalla logopedia

Bergamo Salute: un articolo sul tema del linguaggio.

Riportiamo un articolo di Bergamo Salute redatto in collaborazione con il Centro RicreAzione:
https://www.bgsalute.it/vetrina-salute/3585-la-prevenzione-per-il-ritardo-di-linguaggio-in-bambini-di-eta-inferiore-ai-36-mesi-un-aiuto-dalla-logopedia

Ecco una sintesi:

Di cosa si occupa il logopedista?
Il logopedista è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge attività di prevenzione e trattamento riabilitativo di patologie del linguaggio e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica.
Forse non tutti sanno che la figura del logopedista non lavora solo con il bambino in età prescolare e scolare, bensì in molti altri ambiti che spaziano dai problemi di voce, a quelli della deglutizione e del linguaggio. Tra gli ambiti meno conosciuti si può inserire anche il lavoro del logopedista in caso di ritardo o difficoltà di linguaggio in bambini di età inferiore ai 36 mesi.

Che cosa si intende con sviluppo del linguaggio?
Lo sviluppo del linguaggio è una funzione cognitiva estremamente complessa che coinvolge tante competenze e strutture. Sono numerosi i fattori che lo influenzano e un ruolo fondamentale è quello dell’ambiente in cui il bambino cresce.
Il bambino incomincia a ricevere i primi stimoli per la comunicazione immediatamente tramite la relazione che si instaura con chi si prende cura di lui. Alcune delle occasioni più salienti con i primi scambi comunicativi sono il momento in cui il bimbo viene cambiato ed il momento dell’allattamento. In queste occasioni, infatti, il genitore si rivolge al bambino guardandolo negli occhi e il bambino lentamente reagisce alle stimolazioni proposte.
Ecco come le tappe dello sviluppo del linguaggio si susseguono e si affinano nel corso del tempo. Inizialmente i nostri bambini comunicano tramite il pianto, per poi produrre dei piccoli vocalizzi, poi sillabe, ripetizioni di sillabe fino ad arrivare alla produzione delle prime parole. Scaturiranno poi le associazioni di parole e infine le frasi.

Quali sono le tappe dello sviluppo “tipico”?
E’importante ricordare che ci sono delle variabili soggettive in merito ai tempi e modi nello sviluppo del linguaggio; tuttavia alcune tappe sono comuni a tutti i bambini per uno sviluppo “tipico”. Questi punti cardine ci permettono di riconoscere eventuali ritardi o difficoltà.
Si ricordano la presenza dei primi vocalizzi verso i 2/5 mesi, la lallazione verso i 7 mesi. A partire dai 9 mesi compaiono i primi gesti (come l’indicazione), fondamentali nello sviluppo armonico del linguaggio. Verso i 12 mesi compaiono le prime semplici parole, insieme a gesti che si riferiscono a significati ben precisi (come ad esempio “ciao” scuotendo la manina). Una volta raggiunte le 50 parole si presenterà la fase dell’esplosione del linguaggio in seguito alla quale il bambino potrà incominciare a combinare due parole, verso i 24 mesi. Il percorso poi prosegue con un progressivo raffinamento della struttura della frase che diventerà sempre più ricca e complessa.


Quali campanelli di allarme?
È molto importante non sottovalutare se il bambino non produce nessun suono intorno ai 12 mesi, le difficoltà di comprensione verso i 18 mesi, se non si volta quando viene chiamato per nome tra i 12 e i 18 mesi.
Verso i 24 mesi il bambino dovrebbe essere in fase di esplosione del linguaggio e in procinto di combinare le parole.

Perché rivolgersi precocemente ad un logopedista?

A differenza di quanto si possa pensare, ci si può rivolgere ad un logopedista molto presto, facendosi guidare anche dal proprio pediatra. E’ possibile affidarsi ad un logopedista anche verso i 24 mesi del bambino (o prima in caso di presenza di importanti difficoltà) per un consulto e un eventuale monitoraggio nel tempo.
Se il vocabolario emerge in ritardo non bisogna allarmarsi, ma chiedere un consiglio allo specialista permette di escogitare insieme le modalità migliori per stimolare correttamente il bambino attraverso la modalità comunicativa più adeguata, i giochi più funzionali o i libri adatti. In questo modo si può creare un lavoro di squadra tra la famiglia e lo specialista e si può monitorare nel tempo l’andamento dello sviluppo linguistico. Il genitore ha così l’occasione di scoprire quanto sia importante la lettura e l’esistenza di una modalità di lettura più adatta per ogni età del bambino; può rendersi conto dell’importanza del rispetto dei turni di conversazione, dell’uso dei gesti e del valorizzare tutte le piccole produzioni verbali del bambino. Il modello dei genitori è fondamentale già dai primi mesi di vita ed è lo strumento principale per una crescita comunicativo-linguistica armonica.
Il pensiero “prima o poi parlerà” non è proficuo: si corre il rischio di perdere l’occasione di una presa in carico immediata o di promuovere il recupero del ritardo. Il logopedista in questo contesto ha il ruolo di monitorare e guidare la famiglia per eventuali visite specialistiche. Lo sviluppo comunicativo-linguistico infatti è influenzato da diversi fattori, ne sono alcuni esempi: una buona competenza uditiva, le componenti cognitive, gli aspetti fono-articolatori.

Per informazione e approfondimenti:

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