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Allarme Neet e disagio giovanile: sono più di tre milioni i ragazzi che non studiano e non lavorano

Allarme Neet e disagio giovanile: sono più di tre milioni i ragazzi che non studiano e non lavorano

E’ drammatica la situazione italiana dei giovani che non studiano e non lavorano: sono più di tre milioni le persone tra i 15 e i 34 anni che non studiano e non lavorano. Il governo italiano mette in campo strategie di intervento per far fronte a questo grave problema

Allarme Neet e disagio giovanile
I 15-34enni non occupati e fuori da un percorso formativo sono 3,05 milioni (1,7 milioni sono donne): Italia al primo posto in Europa. Alto (al 13,5%) anche l’abbandono prematuro della scuola.
Tra le tante emergenze italiane ce n’ è una che sta assumendo dimensioni mai viste prima. Parliamo dei Neet, vale a dire giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi, che hanno raggiunto il record tra i 27 Paesi della Ue: nella fascia d’età 15-34 anni hanno superato quota 3 milioni, sono 3.047.000 per la precisione, secondo la fotografia a fine 2020 scattata dal governo e pubblicata all’interno del decreto del ministero Politiche giovanili-Lavoro di adozione del piano «Neet Working, di emersione e orientamento dei giovani inattivi».
Gli oltre 3 milioni di ragazzi Neet rappresentano il 25,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni, praticamente 1 su 4. Non solo. Ben 1,7 milioni sono donne. Insomma, un vero e proprio esercito che, invece di ridursi, si è di anno in anno implementato, amplificando i divari a livello internazionale.

Praticamente, dopo Turchia (33,6%), Montenegro (28,6%) e Macedonia (27,6%), nel 2020 l’Italia è risultato il paese con il maggior tasso di Neet. Negli ultimi mesi del 2020 il Covid ha peggiorato il quadro. Eurostat, Ocse, Istat hanno evidenziato come in Italia una donna su due non lavora e il 25% delle ragazze con meno di 30 anni è Neet. Delle 8,6 milioni di donne in questa condizione in Europa, un terzo appartiene all’Italia. Alta poi è la quota di abbandoni prematuri della scuola. Nel secondo trimestre 2020, da noi, il percorso formativo si è interrotto molto presto per il 13,5% dei giovani tra 18 e 24 anni (sono giovani che hanno al più la licenza media).
L’identikit di questa “lost generation”, come l’ha recentemente definita il premier, Mario Draghi, è piuttosto chiaro: nella fascia d’età scolare (15-19 anni) i Neet italiani sono il 75% in più della media Ue; nella fascia universitaria (20-24) sono il 70% in più. In sintesi, un giovane su 3 tra i 20 e i 24 anni è Neet, mentre tra i giovanissimi (15-19 anni) 1 su 10 è fuori dal mondo della scuola e del lavoro. La situazione è peggiore per le donne. La quota “rosa” tra i Neet passa dal 45% nella fascia 15-19 anni al 66% di quella più matura (30-34). Puntando la lente di ingrandimento, tra gli oltre 3 milioni di Neet 15-34enni i disoccupati, ovvero chi non ha un impiego ma lo sta cercando, sono circa 1 milione, mentre gli inattivi, cioè chi non ha un lavoro ma non lo sta cercando, sono i restanti 2 milioni. I Neet hanno generalmente un basso titolo di studio (circa il 27%). Allargando lo sguardo a livello territoriale, l’Italia risulta divisa in due macro-blocchi: la zona centro-settentrionale, che è in linea o al di sotto della media europea (15%), e la zona del Mezzogiorno, in cui si evidenziano le maggiori criticità, con tre campanelli d’allarme in Sicilia (30,3% di Neet 15-24 anni, dato 2019), in Calabria (28,4%), Campania (27,3 per cento).

Qual è le risposta del Governo a questo drammatico scenario?

La ministra Fabiana Dadone ha promosso il Piano rivolto ai giovani Neet con l’obiettivo di incrementare misure e strategie di prossimità per far emergere il fenomeno, ingaggiare e coinvolgere i giovani inattivi.
Perno di questa strategia è il rafforzamento del programma Garanzia Giovani, che finora ha prodotto risultati modesti, e l’estensione del servizio Civile, insieme alla creazione di sportelli dedicati nei centri per l’impiego con professionalità specifiche per accogliere i giovani Neet e gestirne situazioni di disagio.

Allarme Neet e disagio giovanile: cosa fare?

È previsto un tour informativo itinerante nei territori più a rischio, finanziato con 250 mila euro, mentre 4 milioni servono per la convenzione con l’Anci. Nel Piano il portale Giovani 2030 vuole rappresentare una “porta unica” di ingresso alle opportunità e iniziative che le istituzioni pubbliche, le università, gli enti del terzo settore e le associazioni mettono a disposizione dei ragazzi. L’estensione di due strumenti in chiave inclusiva, Erasmus+ e Corpo europeo di solidarietà, nei piani della ministra Dadone servirà ad accrescere e consolidare le competenze, acquisire consapevolezza delle prospettive educative, formative e professionali, programmare i percorsi futuri. Alla presentazione del Piano, però,  le Regioni hanno lamentato il mancato coinvolgimento nell’elaborazione, che peraltro riguarda materie come la formazione o le politiche attive che sono di loro competenza.

L’Italia si colloca tra i peggiori Paesi d’Europa rispetto a questo grave problema. Il numero è in aumento tra le giovani donne.

Torna a salire nel 2020, dopo anni di diminuzione, la quota dei giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione: lo rileva l’Istat nell’analisi sule Bes a livello territoriale spiegando che nell’anno della pandemia questa quota è cresciuta a livello nazionale di 1,1 punti raggiungendo il 23,3%. Nel Sud è Neet quasi un giovane su tre mentre a Crotone non studia , non lavora e non è in formazione quasi uno su due tra i 15 e i 29 anni.
Vengono individuati con l’appellativo di Neet e sono i ragazzi compresi tra i 15 e i 34 anni che non studiano né lavorano. Una categoria che purtroppo in Italia continua a crescere superando il record di 3 milioni, ovvero il 25% di tutti i giovani, 1 su 4. Un dato elevatissimo, catturato a fine 2020 dal governo e pubblicato nel decreto del ministero Politiche giovanili-Lavoro.

L’argomento è stato affrontato dal ‘Sole 24 ore’ nella sezione dedicata alla scuola. Un altro dato da rilevare è quello relativo alle donne che raggiungono il numero di 1,7 milioni, numero purtroppo in aumento. Su 8,6 milioni di donne Neet in Europa, un terzo sono in Italia dove una donna su due non lavora. La percentuale maggiore in Italia che riguarda le donne (66%) riguarda la fascia d’età 30-34 anni, seguita da un 45% nella fascia più giovane 15-19 anni.
Il nostro Paese risulta tra i peggiori nel 2020 subito dopo Turchia, Montenegro e Macedonia, anno in cui si è diffuso il Covid che ha decisamente complicato la situazione.

Un dato elevato è quel 75% in più rispetto alla media europea dei Neet italiani in età scolare. Dato che si collega al 13,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni che, secondo i dati da aprile a giugno 2020, abbandonano la scuola.
Un giovane su tre tra i 20 e i 24 anni è Neet. Tornando poi al dato iniziale dei 3 milioni di Neet del nostro Paese, va sottolineato che 1 milione di giovani sta cercando lavoro, ma 2 milioni non lo stanno cercando. A livello territoriale emergono forti differenze tra Centro-Nord in linea con la media europea (15%) e il Sud con punte del 30% in Sicilia, 28,4% in Calabria e 27% in Campania.

Allarme Neet e disagio giovanile – Per maggiori informazioni consultare i seguenti link:
http://www.cooperativaprogettazione.it

https://www.centroricreazione.it/certificazione-dsa-adulti/
http://www.ilsole24ore.com/art/allarme-istat-2020-neet-salgono-233percento

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