Come parlare di guerra e terrorismo ai bambini?
I fatti di cronaca degli ultimi mesi, così come i recenti tragici eventi accaduti nelle ultime settimane mettono gli adulti di fronte a una domanda a cui non sempre sanno rispondere: come spiegare ai bambini quello che è successo a Nizza o ancora prima a Orlando, Bruxelles e Parigi? È giusto raccontare quello che sta succedendo? In che modo? Qual è l’età giusta per iniziare a parlarne?
Il garante per l’infanzia, Vincenzo Spadafora, afferma che “È importante parlarne, non nascondere le notizie, perché parlare, confrontarsi, ascoltare i ragazzi è indispensabile soprattutto quando accade un episodio traumatico. L’orrore arrivato nelle nostre case da tutti i TG va affrontato, spiegato senza pregiudizi ai nostri figli. Insieme all’orrore arriva la paura, umana ma pericolosa.
La tentazione di irrigidirsi e giudicare c’è, è naturale ma va combattuta. Spiegare la guerra ai bambini è arduo compito, ma va fatto per non bloccarsi in paure inconsce o consce. Occorre lavorare contro il contagio dell’intolleranza, proprio sui bambini perché abbiano consapevolezza, spirito critico ed esercizio ad accettare l’altrui diversità”.
Ad ogni età la giusta spiegazione
Il modo di raccontare le cose varia in base all’età del bambino o ragazzo. Il bambino più piccolo può essere messo in condizione di capire cosa sta succedendo, ma allo stesso tempo andrà rassicurato sul fatto che gli adulti stanno cercando di risolvere la questione.
È importante anche lasciar parlare i bambini, ascoltarli e lasciarli esternare i propri vissuti, anche attraverso disegni, poesie e qualsiasi altro modo che consenta loro di esprimere le emozioni.
Il bambino ha infatti bisogno di condividere emozioni e riflessioni, di non sentirsi solo, ma sicuro e protetto.
È importante evitare di rispondere in maniera vaga alle domande dei piccoli perché in questo modo i fatti possono esser ricreati nella loro mente in modo errato, generando paure e ansie che possono esser più spaventose della realtà.
Con l’adolescente si può prendere la cartina geografica, articoli di giornale o altri testi di approfondimento per spiegare cosa succede, fuori dalle ideologie: la società è sempre più multiculturale e fa già parte della realtà quotidiana dei ragazzi.
I bambini e la guerra
Il garante ricorda inoltre che “in Siria come in Iraq, così come nelle zone di conflitto dell’Africa, bambini e ragazzi vengono cresciuti in contesti con una sola dominante: la violenza.
La stessa violenza che ci obbliga alla conta dei morti, che porta allo scontro anziché alla mediazione e all’accettazione delle diverse culture, religione, storie.
Occorre che gli organismi competenti mettano in atto politiche di difesa dei minorenni in tutte le zone dove conflitti e intolleranza stanno avendo la meglio. Occorrono più risorse e programmi di recupero.
In Italia, occorre lavorare ancor di più sull’integrazione, sulla forza delle differenze, sul rispetto della Convenzione sui diritti dei bambini e dei ragazzi. Tutto questo implica anche lavorare per una scuola che sia luogo di pace, rispetto reciproco, senza costruire muri e cadere nell’odio, nello scontro di civiltà o religione”.
Per altre informazioni:
http://www.garanteinfanzia.org/il-garante/editoriali/ma-come-si-spiega-la-guerra-ai-bambini