Intelligenza Emotiva: leggere le emozioni migliora l’empatia e le capacità cognitive anche nei bambini
L’Intelligenza Emotiva è un insieme di capacità di consapevolezza e padronanza di sè, motivazione, empatia e abilità nelle gestione delle relazioni sociali, che qualunque persona può sviluppare e che si rivelano fondamentali per ogni essere umano.
L’Intelligenza Emotiva è stata definita per la prima volta da Salovey e Mayer (1990) come: “La capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tali informazioni per guidare il prorio pensiero e le proprie azioni”.
La maggior parte delle persone conosce il concetto di Intelligenza emotiva per come è stato ripreso da Daniel Goleman nel 1995: “
La capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli altrui, di motivare noi stessi e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente quanto nelle relazioni sociali”.
Ecco che quindi l’Intelligenza Emotiva è un miscuglio di empatia, motivazione e autocontrollo.
Ma anche logica, capacità di adattamento e di gestione delle proprie emozioni.
Permette di identificare e di riuscire a utilizzare i lati positivi di ogni situazione cui si va incontro.
Ma anche di imparare a leggersi dall’interno per poter aumentare la qualità della propria vita e delle proprie emozioni.
Uno studio dell’Università Bicocca di Milano ha dimostrato che parlare a scuola delle emozioni, aiuta i bambini a essere più empatici e ne migliora le capacità cognitive.
Sono stati coinvolti bambini di 7 e 8 anni della scuola primaria, divisi in due gruppi: uno sperimentale e uno di controllo.
A tutti i bambini sono state proposte ai bambini prove individuali di comprensione delle emozioni, di empatia e di teoria della mente, per valutare il livello di partenza.
Le attività si sono concentrate su cinque emozioni, di cui quattro di base (felicità, rabbia, paura e tristezza) e una complessa (senso di colpa).
Nella fase di training di circa due mesi, i bambini del gruppo sperimentale hanno partecipato alle attività di educazione emotiva. In classe, hanno ascoltato delle storie a contenuto emotivo e sono stati coinvolti in conversazioni mediate dall’adulto sulla comprensione della natura, delle cause e della regolazione delle emozioni.
I bambini del gruppo di controllo non partecipavano alla conversazione. Ascoltavano le storie e poi veniva chiesto loro di fare un disegno.
Alla fine della sperimentazione, la riproposta delle prove iniziali e l’analisi dei dati raccolti hanno mostrato che il gruppo dei bambini che ha partecipato al training migliora significativamente in vari aspetti della comprensione delle emozioni: nella dimensione cognitiva dell’empatia e nella prova cognitiva di teoria della mente.
Secondo i ricercatori il vantaggio è il piccolo gruppo che conversa sulle emozioni: si favorisce l’assunzione del punto di vista dell’altro, la consapevolezza delle differenze individuali e il collegamento da parte dei bambini tra mondo interno non visibile e azioni manifeste.
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